Lettera della CDF Iuvenescit Ecclesia: Tutela e riconoscimento giuridico dei movimenti ecclesiali

Papa Francesco ha ordinato la pubblicazione del nuovo documento della Congregazione per la Dottrina delle Fede dal titolo Iuvenescit Ecclesia, rivolto ai Vescovi della Chiesa Cattolica. Il contenuto della lettera è incentrato sulla relazione tra i doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa. Con questo documento il Santo Padre “intende richiamare, alla luce della relazione tra doni gerarchici e carismatici, quegli elementi teologici ed ecclesiologici la cui comprensione può favorire una feconda ed ordinata partecipazione delle nuove aggregazioni alla comunione ed alla missione della Chiesa”. A ridosso del Cancilio Ecumenico Vaticano II, sono nate, come dono dello Spirito alla Chiesa, le nuove forme di comunità cristiane, le aggregazioni e i movimenti ecclesiali. Col presente documento il Santo Padre ribadisce alcuni criteri fondamentali da tenere presenti circa la salvaguardia di queste forme, la tutela e il riconoscimento del carisma originario e l’incremento del bene comune di tutta la Chiesa mediante l’edificazione del Corpo mistico di Cristo. I movimenti ecclesiali aprono una strada concreta di proposta per i giovani che vivono la diaspora del periodo post-cresima. Questi cammini di fede possono diventare così una grande possibilità per favorire l’incontro con Cristo, se in essi vengono favoriti percorsi e proposte educative significative. In tal senso il documento richiama l’importanza che in ogni Parrocchia venga dato spazio ai gruppi e alle aggregazioni giovanili che hanno proposte e cammini approvati dalla Conferenza Episcopale Italiana. Nel documento sono riproposti alcuni principi e criteri ecclesiologici fondamentali come la natura carismatica dei diversi carismi. Tra i criteri viene sottolineato il primato della vocazione alla santità, l’impegno per la diffusione del vangelo, la confessione della fede cattolica, la testimonianza di una comunione con tutta la Chiesa, la stima e la complementarietà con le altre aggregazioni carismatiche, la presenza di frutti spirituali e la dimensione sociale dell’evangelizzazione. Il carisma è un dono la cui rilevanza è estesa a tutta la Chiesa di Cristo. Non sono da inendersi come doni fini a se stessi, ma per l’incremento del Popolo dei battezzati. Pertanto occorre che vi sia un riconoscimento ufficiale e giuridico da parte della Chiesa universale circa l’autenticità di ogni carisma. Tale dono è dato ad un fondatore e continua a vivere in coloro che sono i testimoni viventi e nei testi scritti dei fondatori. In secondo luogo occorre che i carismi riconosciuti come strade valide per la Chiesa siano anche tutelati. Di qui la necessità che ogni carisma sia formalmente approvato mediante gli statuti e le costituzioni di ogni signola realtà carismatica. Il rapporto carisma-istituzione deve sempre essere espressamente mantenuto a fondamento di questo riconoscimento e a tutela dello stesso carisma. “Qui emerge il decisivo compito di discernimento che è di pertinenza dell’autorità ecclesiastica”. Perché sia riconosciuto tale ogni carisma deve facilitare a vivere non una parte del Vangelo ma tutto il messaggio rivelato in Cristo mediante la sua Incarnazione, Passione e Resurrezione. Il carisma diviene come un facilitatore nel cammino di sequela Christi. I carismi gerarchici hanno il compito di assumere questa responsabilità di tutela e garanzia rispetto ai doni carismatici. Del resto è pure necessario che le comunità carismatiche riconoscano la comunione con i propri Pastori. I doni gerarchici trovano la loro origine nel sacramento dell’ordine sacro, il quale viene trasmesso mediante la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani. Il documento insiste sulla dimensione del dono carismatico dato al fondatore rispetto alla partecipazione e alla successiva eredità spirituale che può essere vissuta da chi decide liberamente di far parte della comunità. “Le forme concrete e storiche di tale condivisione possono essere in sé differenziate; motivo per cui da un carisma originario, fondazionale, si possono dare, come mostra la storia della spiritualità, diverse fondazioni”. Viene ribadita l’utilità alla partecipazione a questi carismi anche per i ministri ordinati e per i religiosi consacrati come aiuto ad approfondire la propria fede in pieno ossequio alla volontà dei Superiori. Anche per i seminaristi in formazione è ribadito quanto già affermato in Pastores dabo vobis, ovvero che coloro che provengono da cammini di fede differenti rispetto alle parrocchie non devono sentirsi stradicati dalle loro realtà di origine ma devono inserirsi nel piano formativo del seminario apportando i frutti spirituali con la propria spiritualità.

Pertanto il documento ha lo scopo di chiarire e determinare la giusta collocazione da dare ai cammini di fede e alle nuove aggregazioni. Il Codice di diritto canonico non ha codificato la realtà di queste nuove comunità, ma lascia aperte diverse soluzioni possibili. Generalmente viene utilizzata la forma dell’associazione privata o pubblica di fedeli. Il documento dichiara che a partire dai rapporti tra carismi e doni gerarchici dovranno essere d’ora in poi tenuti in considerazioni due criteri fondamentali: il primo, il rispetto delle peculiarità carismatica di cui essa è portatrice; il secondo, il rispetto del regimen ecclesiale fondamentale, favorendo l’inserimento del carisma nel contesto della Chiesa universale e locale.

Don Riccardo Pinna

Docente Diritto Canonico all’ISSR